I consigli del farmacista


Ci risiamo. E’ già ora di parlare di influenza, quella stagionale. Sul sito del Ministero della Salute sono state infatti pubblicate le prime raccomandazioni circa la prevenzione ed il controllo dell’influenza 2011-2012. Ogni anno in questo periodo viene emanata una circolare ad hoc, dovuta al fatto che i ceppi dei virus influenzali circolanti cambiano periodicamente ed è dunque necessario modificare la composizione del vaccino antinfluenzale stagionale, quello che si somministra dal mese di Ottobre in poi.

Dai dati raccolti dal Global Influenza Surveillance Network dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) risulta che il virus pandemico A/H1n1v sia ancora in circolazione insieme al virus A/H3N2 e B, in modo abbastanza prevalente nei paesi dell’emisfero settentrionale. Dunque il vaccino conterrà gli antigeni agli stessi.

Le raccomandazioni sull’impiego dei vaccini antinfluenzali 2011-12

Anche quest’anno la vaccinazione è raccomandata a chi vuole evitare l‘influenza ed è offerta gratuitamente ad alcune particolari categorie:

  • Persone con più di 65 anni;
  • Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi ed adulti affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza;
  • Minori in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale;
  • Donne incinte al secondo o terzo trimestre di gravidanza;
  • Soggetti ricoverati in strutture per lungodegenza;
  • Familiari e contatti di pazienti ad alto rischio;
  • Medici e personale sanitario di assistenza;
  • Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori;
  • Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani;

Insomma, come sempre, nulla di nuovo, anche se si sta valutando l’inserimento in queste categorie di bambini sani di età superiore ai 6 mesi, su suggerimento del pediatra a seconda dei casi. Per tutte le altre persone sane che non vogliono incappare nell’influenza stagionale è sempre possibile acquistare il vaccino in farmacia. La protezione dai virus si attiva dopo un paio di settimane dall’inoculazione e tende a diminuire dopo 7-8 mesi. Dunque occorre una nuova vaccinazione ogni stagione influenzale.

Consigli d’igiene per prevenire l’influenza 2011-12

Come sempre le regole d’igiene sono fondamentali: è buona norma coprire il naso e la bocca in caso di tosse e starnuti, lavarsi accuratamente le mani, spesso o usare gel alcolici; mantenersi lontani se si è influenzati da persone con malattie respiratorie ed usare mascherine all’occorrenza.

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[Fonte: Ministero salute]

young female having a coldIl raffreddore comune è una infezione provocata da un virus, che interessa il naso, la gola e le vie respiratorie superiori. L’infiammazione a carico della mucosa nasale ostruisce le narici e provoca abbondante secrezione di muco. Altri sintomi, che in genere durano meno di una settimana, sono starnuti, mal di gola, tosse, talora accompagnati da qualche linea di febbre.

Il contagio avviene per via aerea come per l’influenza. Le mani, sovente a contatto col naso, sono un veicolo di trasmissione del virus, perciò quando si ha il raffreddore è consigliabile lavarsele spesso. Per non diffondere il virus, è bene inoltre usare fazzoletti di carta “usa e getta” e non scambiarsi spray o stick nasali.

Poiché esistono numerosi tipi di virus del raffreddore, nel corso dello stesso inverno vi possono essere frequenti ricadute dovute a virus diversi e non è possibile nemmeno produrre un vaccino. Non vi sono farmaci in grado di guarire il raffreddore o di ridurne la durata, ma ne esistono alcuni che possono alleviare il fastidio del naso chiuso.

Per liberare le narici e respirare meglio si possono utilizzare medicinali a base di fenilefrina, nafazolina e ossimetazolina. Tra le tante preparazioni in commercio sotto forma di gocce, spray, nebulizzatori si deve dare la preferenza ai nebulizzatori (gli spray senza propellenti) che permettono una migliore dispersione del farmaco a livello delle narici. La somministrazione deve essere però limitata nel tempo: 1-2 gocce o nebulizzazioni per narice, fino a 3-4 volte al giorno, per non più di 4-5 giorni. Un utilizzo improprio rischia di peggiorare l’irritazione della mucosa nasale e può portare ad una congestione permanente che spinge a fare un uso cronico di decongestionanti.

Particolare cautela va adottata nei bambini, nelle persone che hanno la pressione alta o che soffrono di angina pectoris, di aritmie cardiache: se somministrati in dosi e per tempi eccessivi o se deglutiti (è facile che succeda) possono aumentare la pressione e accelerare i battiti del cuore.

Nei bambini sotto i due anni i decongestionanti nasali andrebbero usati solo se l’ostruzione nasale è rilevante e compromette l’alimentazione, perché possono creare più facilmente disturbi. L’impiego deve essere, comunque, limitato, sia come quantità (1-2 gocce per narice non più di 3-4 volte al giorno) che come durata (non più di 2-3 giorni). Per favorire la liberazione delle narici e quindi la respirazione del bambino può essere utile umidificare l’ambiente (per esempio la stanza dove dorme il bambino) e fare instillazioni o lavaggi nasali con soluzione fisiologica (2-3 gocce per narice).

Cosa sono le allergie

L’organismo possiede un apparato di difesa: il sistema immunitario. Il sistema immunitario ha il compito di difenderci dall’attacco di sostanze estranee (antigeni) che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute.
Le armi di cui dispone sono gli anticorpi che intercettano e neutralizzano l’aggressore. Ogni sostanza estranea viene memorizzata e ogni volta che si ripresenterà verrà riconosciuta e bloccata dagli anticorpi prodotti dal sistema immunitario. La reazione immunitaria fra antigene e anticorpo ha quindi una finalità positiva ed è quella che viene sfruttata, ad esempio, nel campo delle vaccinazioni. I vaccini sono infatti costituiti da batteri o virus resi innocui, o parti di essi o sostanze da essi elaborate, che fungono da antigeni. Somministrati ad una persona sana stimolano la produzione di anticorpi specifici che garantiscono un adeguato livello di protezione. Quando la persona vaccinata verrà a contatto con i virus o i batteri che potrebbero farla ammalare, questi anticorpi li sapranno riconoscere e distruggere.

In alcuni casi, però, il sistema immunitario si attiva anche quando non dovrebbe: scambia una sostanza innocua per un pericoloso aggressore e il falso allarme innesca la “reazione allergica”. L’allergia può quindi essere definita come una reazione esagerata ed inappropriata dell’organismo nei confronti di sostanze che per la maggior parte delle persone sono innocue.
Le manifestazioni dell’allergia sono molteplici e dipendono dall’organo interessato. Se è coinvolta la mucosa nasale si avrà la rinite, nel caso siano interessati gli occhi la congiuntivite, l’asma se c’è un interessamento dei bronchi, orticaria e eczema a livello della pelle. Tali manifestazioni cliniche possono presentarsi da sole o, più spesso, variamente associate.

Gli antigeni responsabili della reazione allergica sono detti allergeni. Tutte le persone vengono a contatto con gli allergeni, ma solo alcune soffrono di malattie allergiche per una particolare predisposizione a produrre le immunoglobuline E (IgE), che sono anticorpi specifici per un determinato allergene. Producendo le IgE, l’organismo di queste persone, in un periodo di tempo variabile, si “sensibilizza”. Perché l’allergia si manifesti è necessario però che l’organo bersaglio (la mucosa congiuntivale, nasale, o bronchiale a seconda dei casi) risulti particolarmente reattivo.
Questa esagerata capacità di risposta, o iperreattività, è nettamente aumentata quando in quelle sedi vi è una condizione di infiammazione permanente causata, ad esempio, da infezioni virali ricorrenti dell’apparato respiratorio o da inquinanti atmosferici sia domestici, come il fumo di sigaretta, che esterni come i gas di scarico.
Nella produzione delle IgE, anche la “familiarità” ha la sua importanza. Alcune persone ereditano dai genitori la predisposizione a sviluppare elevate quantità di anticorpi e questa condizione, definita atopia, le rende più soggette alle allergie.
In ogni caso, le ragioni per cui alcuni individui sviluppano questa particolare sensibilità sono sconosciute.
Un esempio per capire meglio
Uno degli allergeni più noti è il polline. Una persona che si sensibilizza al polline di alcune piante produce anticorpi specifici, le immunoglobuline IgE. Queste, una volta formate, vanno a fissarsi su particolari cellule, chiamate mastociti, che si trovano in grande quantità a livello dell’occhio (nella congiuntiva), della mucosa nasale e della mucosa bronchiale. Quando questa persona entrerà nuovamente in contatto con quel determinato tipo di polline, scatterà la reazione allergica. Le IgE funzionano da “detonatori”: legandosi col polline, innescano la reazione che fa scoppiare quella piccola “bomba biologica” che è il mastocita, provocando la fuoriuscita delle sostanze chimiche in esso contenute, prima tra tutte l’istamina.

L’istamina che si libera in seguito alla reazione fra allergene e anticorpo IgE è la responsabile della maggior parte dei sintomi allergici:
provoca la dilatazione dei piccoli vasi sanguigni, causando l’arrossamento (ad es. della congiuntiva degli occhi), il gonfiore delle mucose (da cui la sensazione di naso chiuso nella rinite);
agisce sulle terminazioni nervose della mucosa nasale provocando prurito e starnuti;
stimola le piccole ghiandole della mucosa nasale a produrre più muco;
determina una contrazione della muscolatura dei bronchi (broncocostrizione) che si manifesta con affanno nella respirazione (asma).
I provvedimenti non farmacologici

L’identificazione degli allergeni responsabili dei disturbi allergici consente di adottare una serie di provvedimenti che possono migliorare i sintomi.
Controllo ambientale
Tenere l’ambiente sotto controllo significa cercare di diminuire la concentrazione degli allergeni presenti nell’ambiente in cui la persona allergica vive, o ridurre al minimo le occasioni di esposizione. Alcuni provvedimenti risultano semplici da mettere in pratica.
Una delle misure più efficaci consiste nell’arieggiare la casa. Le moderne tecniche di costruzione, privilegiando l’isolamento termico per esigenze di risparmio energetico, fanno sì che all’interno delle case si accumulino calore e umidità, le condizioni ideali per la crescita degli acari. Per aerare le casa, soprattutto le camere da letto, è sufficiente aprire le finestre 5-10 minuti più volte durante la giornata: in questo modo si abbassa la temperatura e si elimina l’umidità che si accumula soprattutto durante la notte. Il ricambio dell’aria, inoltre, elimina anche eventuali residui di fumo o odori sgradevoli.
l sole è un buon alleato nella lotta contro gli acari. Esporre al sole e all’aria cuscini, lenzuola e coperte tutti i giorni e, almeno ogni 15 giorni, anche il materasso, può sembrare un impegno gravoso, ma i risultati compensano la fatica: si riduce infatti drasticamente la concentrazione degli acari proprio nei posti che prediligono.
Se non si riesce ad esporre il materasso al sole, occorre passarvi l’aspirapolvere tutte le settimane al cambio della biancheria: questo provvedimento non ha però la stessa efficacia dato che gli acari si annidano nelle zone più interne, non raggiungibili. Più che il materiale di cui è composto il materasso (lana, fibre vegetali, lattice), conta la sua manutenzione, quindi più è maneggevole più facile sarà esporlo all’aria e tenerlo pulito. Il lavaggio della biancheria a temperatura superiore ai 60° uccide tutti gli acari. Le lenzuola di flanella non sono sconsigliate visto che possono essere lavate a temperature superiori ai 60°. Anche le coperte e i piumini vanno lavati frequentemente o esposti al sole. Nell’acquisto di questi capi va tenuto presente che dovranno essere lavabili in acqua perché il lavaggio a secco non è così efficace, in quanto, pur uccidendo gli acari vivi, non riesce ad eliminare bene le particelle allergizzanti da loro prodotte. Considerato il costo relativamente modesto, i cuscini potrebbero essere sostituiti ogni 3 mesi.
Gli acari amano la polvere, quindi più se ne toglie, meglio è. Pulire regolarmente diventa quindi un imperativo categorico; la pulizia risulterà più rapida e meno faticosa se si semplifica l’arredamento, almeno nella camera da letto. Fortunatamente, la moquette non è più così utilizzata come in passato; se ancora presente, converrebbe toglierla, così come è consigliabile eliminare i tappeti dove la polvere si annida abbondante. E’ vero che con l’aspirapolvere si riesce ad eliminare molta polvere, ma gli acari vivi dispongono di ventose che consentono loro di rimanere saldamente attaccati ai tappeti e di continuare a moltiplicarsi indisturbati. Anche le tende di stoffa sono un buon ricettacolo di acari: è bene sostituirle con tendine di plastica, disponibili in commercio in molti modelli pratici ed esteticamente gradevoli.
Lampadari e abat-jour si puliscono più facilmente se sono di vetro anziché di stoffa. E’ consigliabile sostituire i cestoni imbottiti per i giocattoli con comode scatole di plastica col coperchio e riporre in una vetrinetta chiusa l’immancabile collezione di peluche e pupazzi di lana che non si ha il coraggio di eliminare; anche i peluche andrebbero lavati spesso (soprattutto quello scelto dal bambino come “compagno di letto”); se non è possibile lavarli, basta metterli in freezer per 24 ore avvolti in un cellophane per far morire tutti gli acari. Ninnoli e soprammobili superflui dovrebbero essere eliminati e i libri, se possibile, dovrebbero trovare posto fuori dalle camere da letto. Qualche cambiamento potrebbe essere richiesto anche in altre parti della casa: soprattutto in presenza di sintomi allergici gravi potrebbe essere conveniente sostituire divani in stoffa o tessuto con divani in pelle naturale o sintetica, più facile da pulire, eliminare drappi o tappezzerie in stoffa e complementi d’arredo non strettamente necessari.
L’aspirapolvere è molto utile per asportare la polvere, ma si deve avere l’accortezza di sostituire frequentemente i filtri, affinché trattengano quante più particelle possibile. I filtri HEPA sono filtri molto efficienti: non migliorano la capacità aspirante dell’aspirapovere, che si limita comunque agli acari morti e ai loro escrementi, ma permettono una minore dispersione di polvere nell’ambiente. L’efficienza dei filtri si mantiene solo se vengono sostituiti spesso. Per i mobili e le altre suppellettili conviene usare un panno antistatico (ma va benissimo anche un panno umido). L’impiego dei pulitori a vapore (es. “vaporella”) è controproducente: emettendo calore e umidità, anziché eliminare gli acari, ne stimolano la proliferazione. Naturalmente, le pulizie vanno fatte con le finestre aperte e quando la persona allergica è assente!
Nella camera da letto di un soggetto allergico va evitato l’impiego protratto dell’umidificatore che aumenta il livello di umidità ambientale, favorendo la moltiplicazione degli acari. E’ consigliabile limitarne l’uso a pochi giorni in occasione di malattie influenzali, soprattutto in presenza di tosse: l’idratazione delle vie aeree può agire come emolliente locale, facilitando l’eliminazione delle secrezioni.
Negli ultimi tempi sono stati molto pubblicizzati gli spray anti-acaro. Non si tratta di prodotti miracolosi in grado di sostituire i provvedimenti sopra citati, in particolare l’areazione e la pulizia. Questi spray, infatti, contengono sostanze che uccidono gli acari, ma hanno una efficacia di breve durata. Inoltre, gli acari morti e le particelle allergizzanti prodotte non vengono rimossi e continuano ad alimentare l’allergia. Possono tutt’al più rappresentare un ausilio supplementare in casi del tutto particolari, laddove non si riescano ad attuare in modo corretto le indicazioni che si sono rivelate più utili (ad esempio, quando si vive in una casa in affitto dove non è possibile togliere la moquette).
Nella lotta agli acari, il deumidificatore non serve: abbassa il grado di umidità ma non riduce la concentrazione degli acari né delle particelle allergizzanti. Con questo apparecchio non si ottiene nulla di più di quanto si ottenga semplicemente arieggiando la casa. Solo nel caso di abitazioni in cui un elevato tasso di umidità favorisce la formazione di muffe, si può ritenere che quest’apparecchio apporti qualche beneficio, ma non ve ne sono prove concrete.
Le fodere antiallergiche
Il letto è il maggior serbatoio di acari ed è il posto dove la persona allergica è a diretto contatto con gli allergeni per molte ore di seguito. Da qui l’idea di rivestire il materasso e i cuscini per isolare gli acari.
In commercio esistono vari sistemi di fodere (coprimaterasso, copricuscino, copripiumino) in materiali diversi, aventi lo scopo di evitare la dispersione nell’ambiente delle particelle allergizzanti prodotte dagli acari, impedire l’insediamento di altri acari e assicurare nel contempo una adeguata dispersione del calore corporeo. I risultati che si raggiungono con queste fodere sono però meno brillanti di quanto prospettato dai produttori. Quello che si riesce ad ottenere non è mai un isolamento completo, ma tutt’al più una minore esposizione agli allergeni. Questo, soprattutto nelle condizioni più gravi, può ugualmente rappresentare un vantaggio, a patto però di non trascurare tutti gli altri provvedimenti già ricordati. Queste fodere sono generalmente abbastanza costose, per cui prima di procedere al loro acquisto conviene informarsi attentamente su quanto offre il mercato e sulle caratteristiche specifiche.
I teli (tipo traverse) sono da evitare in quanto non rivestono interamente il materasso e lasciano passare gli acari. La possibilità di lavaggio a 60° è un requisito irrinunciabile: anche questi presidi vanno lavati regolarmente e se non si raggiunge questa temperatura gli acari che vi si annidano non vengono distrutti. A parità di condizioni di manutenzione, devono essere verificati sia il comfort (alcune fodere sono più rigide di altre) che la praticità (alcune hanno le cerniere, altre sono a forma di sacco da infilare). Le cerniere semplificano le operazioni di rimozione delle fodere ma rappresentano un possibile varco per gli acari e andrebbero a loro volta sigillate con strisce di materiale adesivo e impermeabile.
Se in una cameretta ci sono più letti non basta mettere le fodere anti-acaro nel letto del soggetto allergico, occorre adottare la stessa protezione in tutti i letti per contenere al massimo la dispersione degli allergeni nell’ambiente. Da ricordare inoltre che, prima di rimuovere la fodera per lavarla, è consigliabile passarvi l’aspirapolvere per non trasferire al materasso, mentre la si sfila, tutti gli acari che vi si sono accumulati sopra.
L’utilizzo di fogli di cellophane per avvolgere gli effetti letterecci è una soluzione molto economica ma presenta lo svantaggio di essere poco confortevole: il cellophane “scricchiola” ad ogni movimento e non consente una adeguata dispersione del calore corporeo con conseguente ristagno di umidità.
Come evitare i pollini e le muffe
Se la guerra agli acari è difficile, quella contro i pollini è persa in partenza. Tutto quello che si può fare è mettere in pratica alcune precauzioni elementari, più che altro misure di semplice buon senso, per ridurre al minimo l’esposizione a questi allergeni dispersi nell’aria che respiriamo. E’ buona norma:
Ridurre la permanenza all’aperto (campeggi, pic-nic) nella stagione pollinica, soprattutto nelle giornate secche e ventose o quando l’erba è stata tagliata di recente. Limitare le escursioni all’aperto dopo forti temporali: queste particolari condizioni meteorologiche provocano la rottura dei granuli di polline liberando una moltitudine di minuscole particelle in grado di penetrare profondamente nelle vie aeree e scatenare attacchi di asma.
Chiudere le finestre verso sera quando la concentrazione dei pollini nell’aria è massima.
In auto, anche se si viaggia con i finestrini chiusi, il polline entra dal sistema di ventilazione. I filtri che trattengono il polline risultano vantaggiosi solo se si trascorre in auto molto tempo (ad esempio per lavoro), altrimenti non servono, visto che quando si esce dall’auto ci si “immerge” nuovamente nei pollini. L’impianto di climatizzazione può essere di aiuto, ma non vale la pena installarlo appositamente se l’auto ne è sprovvista.
Nel programmare le ferie conviene conoscere il calendario pollinico della meta delle vacanze. In genere nelle zone marine la densità del polline è inferiore.
Non sottovalutare la comparsa di prurito e gonfiore alle labbra e alla bocca dopo ingestione di frutti particolari: possono infatti contenere sostanze simili a quelle del polline. Si parla in questo caso di allergie crociate. Così, chi è allergico alla betulla potrebbe esserlo anche nei confronti della mela, della pesca e della ciliegia, chi è allergico all’ambrosia potrebbe manifestare sintomi mangiando meloni e banane. Lo stesso miele potrebbe contenere sostanze simili al polline.
Se in casa si formano delle muffe, cercare di risolvere i problemi di umidità, soprattutto ventilando gli ambienti dove si produce molta umidità (bagno, cucina, lavanderia).
Pulire eventuali impianti di condizionamento d’aria, sostituendo frequentemente i filtri.
Verificare la presenza di alimenti ammuffiti in frigorifero, in dispensa o in cantina, scartandoli immediatamente.
Aerare bene e a lungo gli ambienti chiusi da tempo (es. seconde case) prima di soggiornarvi.
Evitare il contatto con mucchi di foglie, cataste di legna, vegetazione marcescente.
Come comportarsi in caso di allergia agli animali?
In caso di allergia ad un animale domestico, l’allontanamento dell’animale risolve in gran parte il problema: potranno verificarsi crisi allergiche ancora per qualche tempo (1-3 mesi), poi vi sarà un netto miglioramento dei sintomi. Facile a dirsi, ma difficile da mettere in pratica. Chi è affezionato ad un animale sa molto bene, infatti, quanto sia difficile prendere questa decisione. Quando l’animale fa ormai parte del contesto familiare è troppo doloroso allontanarlo, perciò può considerarsi un compromesso accettabile:
tenere la cuccia o la lettiera fuori casa, dove l’animale deve stare il più a lungo possibile;
se l’animale entra in casa, o se sta in casa, limitare il suo territorio agli ambienti che si puliscono più spesso e più facilmente (es. cucina e bagno) e, soprattutto, non farlo mai entrare in camera da letto;
lavarlo spesso e spazzolarlo (all’aperto) a giorni alterni e pulirlo regolarmente con un panno umido per asportare i peli (questa operazione, ovviamente, non deve essere eseguita dalla persona allergica);
anche le pulizie domestiche richiederanno un maggiore impegno. E’ più importante pulire l’ambiente che l’animale.

I farmaci

Spesso, pur adottando comportamenti adeguati, non si riesce ad evitare di esporsi all’allergene:
basta pensare al caso dei pollini dispersi nell’aria che respiriamo. I farmaci che possono venirci in aiuto sono numerosi e sono disponibili in diverse forme di somministrazione per consentire il trattamento migliore e più sicuro per ogni condizione. Alcuni servono per affrontare le crisi allergiche quando si presentano (sintomatici), altri vengono utilizzati per prevenirle; alcuni farmaci sono di libera vendita in farmacia, altri devono essere prescritti dal medico. Un loro uso corretto è importante per ottenere il massimo beneficio col minimo rischio.

Gli antistaminici
Sono uno dei trattamenti tradizionali di diverse forme di allergia. Gli antistaminici bloccano l’azione dell’istamina che viene liberata dai mastociti a seguito della reazione allergica ed è la principale responsabile dei fastidiosi disturbi delle allergie. Gli antistaminici sono farmaci efficaci contro gli starnuti, il naso che cola, il prurito al naso e agli occhi, ma non alleviano la sensazione di naso chiuso. In genere si assumono per bocca. Gli antistaminici più “vecchi” (es. Polaramin, Trimeton) spesso provocano sonnolenza, che viene potenziata dall’assunzione contemporanea di bevande alcoliche o di altri farmaci con effetti sedativi sul sistema nervoso. Possono inoltre causare secchezza alla bocca, disturbi alla vista, stitichezza e ritenzione urinaria. Sono controindicati nelle persone che soffrono di ipertrofia prostatica o di glaucoma. Gli antistaminici attualmente più prescritti (es. Clarityn, Zirtec) appartengono ad una nuova generazione: complessivamente sono meglio tollerati e soprattutto provocano minore sedazione, cosa importante se si deve guidare o usare macchinari che richiedono prontezza dei riflessi. Al momento della prescrizione, è necessario informare il medico se si hanno malattie cardiache e se si stanno assumendo altri farmaci, soprattutto se si tratta di antibiotici o di farmaci destinati al trattamento di infezioni da funghi (antimicotici), per la possibilità di pericolose interazioni. Gli antistaminici vanno sospesi prima di sottoporsi a test cutanei per la ricerca degli allergeni.
Appartengono a questa classe anche molte preparazioni per uso locale che, portando il farmaco direttamente nella sede interessata dall’allergia, sono efficaci e ben tollerate (colliri come Allergodil e Livostin e spray nasali come Levostab).

I decongestionanti nasali
La dilatazione dei piccoli vasi della mucosa nasale è uno degli effetti dell’istamina. Il gonfiore che ne consegue è la causa della sensazione di naso chiuso e della difficoltà a respirare, presenti nelle varie forme di rinite.
I decongestionanti, chiamati anche vasocostrittori, restringono il diametro dei vasi sanguigni del naso, determinando un miglioramento della congestione e “liberando” il naso. Si tratta quindi di semplici sintomatici, da impiegare per il tempo strettamente necessario a risolvere i disturbi più acuti. Tra le preparazioni da applicare sulla mucosa nasale (es. gocce, spray, nebulizzatori), di libera vendita in farmacia, è consigliabile dare la preferenza ai nebulizzatori che sono privi di propellente e si disperdono meglio all’interno del naso (es. Otrivin, Vicks Sinex). Vanno impiegate 1-2 nebulizzazioni per narice 3-4 volte al giorno per non più di 7 giorni: un uso prolungato può infatti peggiorare l’irritazione della mucosa nasale e creare una sorta di pericolosa “dipendenza” da questi farmaci. Particolare cautela devono adottare le persone che hanno la pressione alta o che soffrono di problemi cardiaci: se somministrati in dosi e per tempi prolungati o se deglutiti, i decongestionanti possono aumentare la pressione e accelerare i battiti del cuore. Se usati in modo corretto, questi farmaci raramente comportano effetti indesiderati, ma nel trattamento delle allergie hanno un ruolo limitato.
Esistono anche preparazioni da assumere per bocca a base di un’unica sostanza (es. Narixan) o in associazione ad altri principi attivi (con antistaminici, es. Actifed, Fienamina): la maggiore frequenza con cui provocano effetti indesiderati, soprattutto in pazienti con pressione alta e problemi cardiaci, limita ulteriormente il loro ambito d’impiego.

I cromoni
I cromoni sono farmaci che rendono la mucosa dell’apparato respiratorio meno reattiva nei confronti dell’allergene. Vengono utilizzati per prevenire le allergie e le crisi di asma se la malattia è causata da una allergia. Per questo motivo, il trattamento va iniziato prima della possibile esposizione agli allergeni (nel caso di pollini, ad esempio, da 2 a 4 settimane prima della stagione pollinica) e proseguito per tutto il periodo, con assunzioni regolari. L’efficacia del trattamento va verificata dopo alcune settimane. I cromoni sono di scarsa utilità quando i sintomi sono già presenti e non servono per stroncare un attacco asmatico. Sono disponibili sotto forma si soluzioni da inalare mediante apparecchio per aerosol, capsule di gelatina contenenti una polvere da inalare con l’aiuto di particolari dispositivi (es. Lomudal), prodotti in spray (es. Lomuspray, Tilade) e colliri (es. Tilavist) per il trattamento della congiuntivite allergica. La dose varia a seconda dei casi e va stabilita dal medico. In genere sono richieste più somministrazioni nell’arco della giornata. I cromoni risultano ben tollerati: la pressoché totale assenza di effetti indesiderati importanti, anche per terapie di lunga durata, li rende particolarmente utili in età pediatrica.

I broncodilatatori
I broncodilatatori aumentano il diametro dei bronchi quando è ristretto a causa del broncospasmo che rende difficoltosa la respirazione. La dilatazione dei bronchi consente un maggiore afflusso di aria ai polmoni e facilita la respirazione, attenua la tosse e l’affanno. Questi farmaci si usano nell’asma allergico ma anche nelle altre forme di asma. La via di somministrazione più idonea è quella inalatoria, in spray dosati (bombolette pressurizzate); le compresse e gli sciroppi vengono poco utilizzati per la maggiore incidenza di effetti indesiderati (es. tremori, aumento della frequenza cardiaca, palpitazioni).
Proprio in virtù della loro azione immediata, alcuni broncodilatatori (es. Ventolin, Broncovaleas) vengono usati “al bisogno”, cioè per risolvere una crisi asmatica in atto (indipendentemente dalle cause che l’hanno provocata), oppure prima di sottoporsi ad uno sforzo che può scatenare un attacco asmatico. Altri composti di questa classe possiedono un’azione prolungata (es. Serevent, Foradil) e vengono utilizzati per il controllo dei sintomi notturni. Questi ultimi non devono essere usati al posto dei primi in caso di crisi asmatica perché la loro azione non è così pronta.

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